Walmsley (GSK): “America first” per gli investimenti nel pharma

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Gli Stati Uniti continueranno a dominare il panorama globale dell’industria farmaceutica come principale destinazione per gli investimenti. Ne è convinta Emma Walmsley, CEO uscente di GSK, che lascerà l’incarico il prossimo 31 dicembre. In un’intervista alla BBC, la top manager ha affermato che gli USA restano “il miglior posto al mondo” per le aziende biotecnologiche, grazie al loro ruolo guida nei lanci di nuovi prodotti e nello sviluppo di farmaci innovativi.

Un investimento gigantesco negli USA
GSK sta portando avanti negli Stati Uniti un piano da circa 30 miliardi di dollari, da completare entro il 2030, focalizzato su ricerca e sviluppo, produzione avanzata e infrastrutture per la supply chain. Questo impegno riflette la strategia dell’azienda di consolidare e ampliare la propria presenza in un mercato che già oggi genera oltre metà dei suoi ricavi globali.

Secondo Walmsley, gli Stati Uniti non attraggono capitali soltanto per i potenziali profitti, ma anche per un ambiente regolatorio e commerciale particolarmente favorevole alla crescita del settore, sostenuto da un ecosistema robusto di venture capital e di infrastrutture avanzate per la ricerca clinica.

Confronto con Regno Unito ed Europa
Le dichiarazioni della CEO arrivano in un momento in cui il governo britannico sta tentando di rilanciare la competitività del Regno Unito nel comparto farmaceutico. Nelle scorse settimane Londra ha raggiunto con Washington un accordo vantaggioso su dazi e limiti di rimborso per i farmaci innovativi nel sistema sanitario nazionale (NHS), con l’obiettivo di rendere il mercato britannico più attrattivo per gli investitori.

Tuttavia, sottolinea Walmsley, la differenza strutturale nei livelli di spesa sanitaria, nella dimensione delle opportunità di mercato e nel ritmo dell’innovazione mantiene gli Stati Uniti ampiamente in testa come destinazione privilegiata dei grandi investimenti farmaceutici.

Gli analisti, inoltre, evidenziano che questa crescente concentrazione di investimenti negli USA non è solo una risposta alle dinamiche di mercato, ma anche alle pressioni commerciali e alle politiche di prezzo che hanno caratterizzato il mondo del pharma negli ultimi anni. Minacce di tariffe, negoziazioni internazionali e regimi di rimborso più rigidi spingono infatti molte aziende a spostare attività e capitali verso il mercato statunitense, considerato più stabile e redditizio.

 

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